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Ganelli alla Fondazione CRT?

Si fanno sempre più insistenti le voci secondo cui Lo Russo si starebbe adoperando per fare ottenere al notaio Ganelli una poltrona molto prestigiosa, la presidenza della Fondazione CRT. L’ultima conferma, questa mattina, su La Stampa.

Per chi non lo sapesse, il notaio Ganelli è stato uno dei maggiori supporter di Lo Russo, anche durante la corsa a sindaco del 2021 nella quale lo sostenne pubblicamente e ne finanziò la campagna elettorale. A titolo di esempio La Galfer 73 Srl, società di sua moglie che gestisce l’immobile nel quale ha sede lo studio del marito, finanziò la Lista “Lo Russo Sindaco” per migliaia di euro.

Lo scorso anno salì alla ribalta delle cronache per un giro di email nel quale si interessava, non si comprese a che titolo, delle nomine Iren. In quel caso Lo Russo dichiarò di non saperne nulla e che il notaio agisse per conto proprio.

Oggi mi chiedo, considerato che stiamo parlando di un ruolo chiave nel mondo delle fondazioni bancarie dove occorrerebbe una figura di garanzia e super partes, se sia o meno opportuno che Lo Russo sostenga la candidatura di un suo sostenitore politico e finanziatore.

A qualcuno potrebbe sorgere il dubbio che le due cose possano essere collegate. Nulla di illegale, sia chiaro. Una semplice questione di opportunità. E per me non ci sono dubbi su cosa sarebbe più opportuno. Per fugare ogni dubbio, credo che Lo Russo e il notaio dovrebbero fare un passo indietro.

Salta il Festival della Fotografia

A un anno e mezzo dal ritorno del Pd in Comune, i risultati non tardano ad arrivare. Il mondo della Cultura nel caos più totale. Eventi storici come automotoretrò che se ne vanno, altri, come questo, che saltano e poi il disastro sul Salone del Libro. Difficile far peggio, cari Lo Russo, Purchia, Carretta.

Sul mancato festival della fotografia assieme alla collega Dorotea Castiglione abbiamo appena depositato un’interpellanza.

Lo Russo e Tresso vivono su un altro pianeta

In campagna elettorale il Sindaco Lo Russo aveva promesso di risolvere il problema delle anagrafi, garantendo entro sei mesi dalle elezioni il rilascio delle carte di identità nel tempo massimo di una settimana.

È passato quasi un anno e mezzo dall’inizio del mandato e, nonostante le risorse straordinarie di cui il Sindaco ha potuto beneficiare tassando e multando i torinesi come mai avvenuto prima, la situazione delle anagrafi è addirittura peggiorata, e ora è diventata un’odissea anche la produzione degli altri certificati.

Promessa non mantenuta? Dipende

Se consideriamo un anno sulla Terra evidentemente sì. Se però prendiamo come riferimento il pianeta Giove, dove un anno dura 4329 giorni terrestri e un mese è lungo 360 giorni (quasi quanto un anno sulla Terra), possiamo dire che mancano ancora quattro anni e mezzo per arrivare ai sei mesi su Giove e dunque la Giunta è assolutamente nei tempi che si era prefissata.

Cari Torinesi, non lamentatevi dei disservizi, probabilmente vi trovate solo sul pianeta sbagliato.

Nuova nomina, nuovo politico riciclato.

È il caso di Gavino Olmeo, appena nominato consigliere della Fondazione Cavour da Lo Russo. Dal CV presente sul sito del Comune, insegna Religione al Galfer ed è stato politico Ex Margherita, ex Pd, ex Moderati, ex consigliere, ex assessore.

Ormai è noto, le nomine a Torino funzionano così: devi fare parte dei “soliti noti” della politica per avere qualche chances.

Secondo Lo Russo, Olmeo “Possiede i requisiti di professionalità e competenza necessari, come evidenziato dal CV”.

Sono andato a leggerlo… è riportato come seconda immagine. Nella terza e nella quarta, invece, potete leggere le professionalità e le competenze degli altri candidati allo stesso ruolo che non sono stati selezionati.

Meritocrazia, portami via.

 

Il Salone del Libro e l’incapacità politica di Cirio e Lo Russo

Tanto è stato detto in questi giorni sullo stallo relativo alla nomina del nuovo direttore del Salone del Libro, figlio dell’incapacità della politica, rappresentata in questo caso dal Sindaco Stefano Lo Russo e dal Presidente della Regione Alberto Cirio, di trovare una soluzione condivisa in una questione di fondamentale importanza per la nostra Città e per la nostra Regione.

L’ultima soluzione prospettata, quella di una co-direzione, palesava in maniera evidente questa incapacità, proponendo una governance sin da subito indebolita da logiche di partito, che di certo non poteva rappresentare una scelta strategica per uno degli eventi simbolo della nostra Città.

Le dichiarazioni di Paolo Giordano, che si è appena tirato indietro dalla corsa per la direzione del Salone, delineano una situazione di una gravità inaudita.

Alla base del sui ritiro infatti ci sarebbe stata l’imposizione di presenze dell’area di destra nel comitato editoriale del Salone e in generale la mancanza di una piena libertà ed indipendenza nella gestione.

Sono dichiarazioni molto preoccupanti, sintomo della precisa volontà politica di mettere le mani sull’autonomia della cultura, tra l’altro senza neanche garantirne il pluralismo.

Lunedì chiederò comunicazioni urgenti in Sala Rossa. La Città di Torino ha una responsabilità enorme in tutto ciò.

Imbarco Perosino – l’ipocrisia di LoRusso, Foglietta e Carretta

Tre anni fa, quello che avrebbe dovuto essere considerato un semplice percorso di legalità e giustizia anche e soprattutto nei confronti dei concessionari in regola con i pagamenti, venne utilizzato invece contro l’amministrazione Appendino e cavalcato da Lo Russo, Foglietta e Carretta, anche in campagna elettorale.

Con lo sgombero eseguito oggi, emerge tutta l’ipocrisia di questi soggetti. E si conferma che l’amministrazione 5 stelle ha agito correttamente.

 

 

Il Salone del Libro vittima della cattiva politica.

La responsabilità dello stallo alla messicana sulla nomina del nuovo direttore del Salone ha due nomi e due cognomi molto chiari: Stefano Lo Russo e Alberto Cirio.

La loro incapacità di portare a una sintesi gli esponenti dei loro partiti, la loro incapacità di fare buona politica, la loro incapacità di andare oltre alla tanto sbandierata “concordia istituzionale” (concordia soprattutto da Selfie, aggiungo io), sta emergendo chiara e palese in una questione di fondamentale importanza per la città e per la Regione.

In tutti questi mesi, non solo non sono stati in grado di convincere il miglior direttore di sempre – Nicola Lagioia – a restare, non sono nemmeno riusciti a trovare un degno successore, avviando un iter per la selezione che si sta rivelando un fallimento, oltre che una gran perdita di tempo.

Ora, il rischio che il Salone vada a Milano, forse non c’è più anche se Lo Russo, è sempre bene ricordarlo, fece parte di quella giunta che riuscì a farlo andare via, incanalando fino al 2016 una serie di disastri uno dopo l’altro.

Furono Appendino e, mi sembra giusto ricordarlo, Chiamparino che nel 2017 e nel 2018 con la loro tenacia salvarono e rilanciarono il Salone di Torino, portando al fallimento di quello di Milano.

E fu loro la scelta di Nicola La Gioia, tassello fondamentale per la creazione di quella squadra vincente.

Si sedettero a un tavolo , pensarono a ciò che ritenevano il meglio per il Salone, e presero una decisione. Vincente.

Oggi Lo Russo e Cirio stanno distruggendo tutto ciò che si è faticosamente costruito, come fossero Blanco che prende a calci le rose dell’Ariston.

Vi prego, trovate una soluzione, non dico migliore di Lagioia, ma almeno decente e in tempi ragionevoli.

Altrimenti, se non sarà più Milano, sarà Bologna, Firenze, Roma, o Parma, come è appena accaduto per Automotoretrò.

ROTONDA BALDISSERA (e LaStampa)

Egr. Direttore de LaStampa, Massimo Giannini

Da capogruppo M5S all’opposizione dell’attuale amministrazione Lo Russo, ma soprattutto da esponente della maggioranza che ha governato Torino dal 2016 al 2021, vorrei replicare all’editoriale del vostro Luigi La Spina, apparso oggi sul vostro quotidiano dal titolo “Rotonda Baldissera, simbolo dell’indifferenza della politica”.

In tale editoriale La Spina afferma, in un momento di grande sincerità, che “si tratta di un progetto urbanistico sbagliato delle precedenti amministrazioni di sinistra”.

Fin qui nulla da eccepire, salvo dimenticarsi di dare un nome e cognome a tale amministrazione: Piero Fassino. Amministrazione di cui, per amor di cronaca, l’attuale sindaco Lo Russo dal 2013 fu assessore all’urbanistica.

Un vero e proprio disastro annunciato di cui oggi pagano le conseguenze tutti i cittadini ma che l’amministrazione Fassino presentò addirittura come un suo fiore all’occhiello.

In realtà stavano lasciando in eredità ai torinesi, consapevolmente, un grave problema strutturale.

 

La rotonda Baldissera è, infatti, il punto di incontro tra:

– Corso Principe Oddone, un’autostrada urbana a 6+2 corsie

– Via Cecchi, 4 corsie

– Corso Vigevano, 4 corsie

– Corso Venezia, 4 corsie, poi ristrette a 3

– Via Stradella, 4+1 corsie

– Corso Mortara, 3 corsie

Per un totale di 28 corsie fra immissione e uscita, che convergono su una rotonda a 2 corsie.

Anche un bambino avrebbe capito che così si sarebbero formati ingorghi infiniti.

 

Il problema alla base di tutto è che l’amministrazione Fassino non ha mai stanziato i fondi per un eventuale tunnel e non aveva nemmeno idea di come reperirli. Dunque sapevano già che il progetto iniziale con il tunnel non sarebbe mai stato portato a termine. Come iniziare a costruire una casa senza fondamenta. Quando arrivi al terzo piano, poi, tornare indietro è complesso.

Nell’editoriale, poi, La Spina scrive che durante l’amministrazione Appendino il problema non è stato “colpevolmente risolto”, con la “facile” scusa: “ci sono problemi ben più gravi”.

Quest’ultimo virgolettato viene incredibilmente attribuito alla passata amministrazione, nonostante mai, nessuno, si sia lontanamente sognato di pronunciarlo. Non solo, l’autore dell’articolo conclude con un caustico “verità indubitabile, peccato però che non siano stati risolti neanche quelli”.

L’autore sembra essersi scordato che questioni come L’occupazione dell’Ex-Moi, il campo Rom di Via Germagnano completamente fuori controllo, il Salone del Libro lasciato andare a Milano oppure GTT sull’orlo del baratro. O non li considerava problemi, o non gli è giunta notizia che sono stati risolti. E sono solo alcuni esempi.

Tornando alla rotonda Baldissera, c’è un’ulteriore annotazione da fare. Nel 2018, L’attuale sindaco e l’attuale assessore Carretta, depositarono una mozione di sfiducia all’assessora La Pietra, perchè, secondo loro, “la misura era colma”. E già questo sarebbe bastato allora, come oggi, per vedersi assegnato il premio “facce di bronzo”, considerata la paternità, tutta loro, del pasticcio.

Tuttavia, oggi, a distanza di quasi due anni dall’insediamento di Lo Russo, le cose sono addirittura peggiorate. L’attuale assessora Foglietta ha dichiarato che il tunnel non lo vuole realizzare per l’impatto che avrebbero i lavori (decennali) sull’area e sulla circolazione, ma il sindaco l’ha poi smentita poco dopo dicendo che lui è favorevole al tunnel. Però non lo fa. In pratica: vuole il tunnel, ma non lo fa. Per ora. Poi vedremo. Nel frattempo, il caos.

Insomma, Piazza Baldissera manda in confusione non solo la viabilità Torinese, ma ancora di più alcuni giornalisti e, soprattutto, l’attuale amministrazione che, sarebbe ora facesse sapere ai torinesi come pensa di rimediare ai suoi errori del passato.

 

Lo stato di salute della nostra Città

Per chi si fosse perso la puntata di PIEMONTE FUTURO andata in onda ieri, in cui ho parlato dello stato di salute della nostra Città a più di un anno dall’insediamento del Sindaco Lo Russo, ecco il video della trasmissione.

Ringrazio ancora Marita Ballesio e RETE 7 per l’invito e l’ospitalità.

Errare è umano, Perseverare Diabolico (PD)

Vi ricordate quando, lo scorso mese di settembre, a fronte della mia segnalazione, il Partito Democratico dovette traslocare il comizio di Letta organizzato in Piazza d’Armi? Il regolamento della città, loro malgrado, non lo permetteva.

Bene, ci risiamo.

Si stanno svolgendo infatti in questi giorni le primarie del Partito Democratico e lo scorso lunedì si è tenuto, presso il Polo del ‘900, l’incontro della corrente che sostiene il candidato alla segreteria del PD Stefano Bonaccini, a cui hanno partecipato tra l’altro i Consiglieri Comunali Greco, Ledda e Borasi e l’ex Sindaco Fassino.

Il regolamento di concessione degli spazi del Polo del’ 900 però non ammette “iniziative direttamente riconducibili a esclusiva propaganda partitica che non rispettino il confronto pluralistico”.

È evidente che l’evento in questione, essendo riservato non solo a un unico partito ma addirittura ad una sua corrente, aveva ben poco del “confronto pluralistico” previsto dal regolamento .

Ma è possibile che il partito che amministra Torino continui ad agire in completo spregio delle regole, utilizzando il bene pubblico come se fosse sua privata proprietà?

Ho depositato una interpellanza con cui chiedere conto in Sala Rossa di questo grave e reiterato atteggiamento.

Siete amministratori pro tempore, cari esponenti del PD. Non padroni della città.